Un possibile antidoto per fronteggiare una realtà che non piace e spaventa è rifugiarsi in un universo immaginario e parallelo, in un luogo fantastico dove tutto è semplice e dove l’armonia fra gli uomini e la natura regna sovrana. Si tratta di un espediente per creare un mondo illusoriamente migliore, privo d’inutili contrasti, dove la mente si rasserena e si possono recuperare la fiducia e le energie perdute. Un contesto per certi versi simile a quello di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, dove tutte le fantasie, le speranze, le contraddizioni e le paure sono raccolte in una dimensione onirica e fiabesca, ma non per questo priva di stimoli e di spunti di riflessione. Ma dal “Paese delle Meraviglie” prima o poi si deve tornare e si deve fare i conti con la realtà. L’aspetto positivo è che di solito, dopo un viaggio o un sogno, ci si sente un po’ cambiati e un po’ arricchiti, perché si possono scoprire punti di vista diversi e possono emergere aspetti sconosciuti di se stessi e degli altri.
Questo è lo spirito col quale realizzo le mie opere: quadri di donne trasformate in moderne eroine del fumetto, oggetti sovradimensionati dalle forme bizzarre, sculture dagli ironici richiami antropomorfi o zoomorfi. Un mondo irreale col quale cerco di attrarre l’osservatore per trasmettergli allegria, curiosità e spunti di riflessione, perché come scrisse Lewis Carroll nel suo libro, “In tutto c’è una morale, se la si sa trovare”.
Elisabetta Farina